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Tecnica: come si accorcia un bracciale in metallo

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Togliere qualche maglia del bracciale? Niente fai-da-te: ci vogliono esperienza, competenza, attrezzi giusti… Meglio rivolgersi a un tecnico, capace di fare una serie di operazioni delicate. Senza danni

Se davvero – come dicono i maligni – viviamo un’epoca in cui la competenza è un optional frivolo e secondario, allora in molti diranno: “E che ci vuole? Togliere una maglia o due al bracciale? È semplicissimo”. Sulla carta è vero. Nella pratica il fai da te, in questo caso, è un ottimo sistema per rovinare un orologio e spendere di più, per ripristinarlo, di quanto avremmo speso per far eseguire il tutto da mani esperte. Mani esperte che, in più, devono poter usufruire degli strumenti più adatti a questo tipo di lavoro. Precediamo con ordine, premettendo che ancora una volta abbiamo approfittato della disponibilità di un ottimo laboratorio come quello di Pisa Orologeria.

Le maglie di un bracciale sono collegate fra di loro da sottili barrette metalliche, inserite a forza in un foro calibrato (calettate, direbbe un tecnico) oppure tenute in sede da due viti laterali. In teoria basta spingere verso l’esterno la barretta, con una punta cilindrica, per poter aprire il bracciale; ripetendo l’operazione con la seconda barretta della maglia, la si elimina; si uniscono le due maglie, incastrandole l’una nell’altra, si rimette in sede la barretta e il gioco è fatto: più difficile da scrivere che da fare.

La realtà pratica è ben diversa, cominciando proprio dalle caratteristiche delle maglie: dei due fori esterni uno è di solito più largo di qualche micron rispetto all’altro. Una scelta per facilitare il lavoro: se al momento di estrarre la barretta si agisce – spingendo con una punta cilindrica di diametro leggermente inferiore a quello della barretta stessa – dal lato del foro più piccolo, sarà più facile estrarla con l’aiuto di una pinza. Al contrario, se inseriamo la barretta dal foro più grande, al momento di spingerla, di calettarla nel foro più piccolo, avremo libera una lunghezza inferiore della barretta, evitando in tal modo il rischio di piegarla forzandola nel foro più piccolo.

Per questa ragione in alcuni bracciali viene incisa una piccola freccia sulla parte posteriore di alcune maglie: serve a capire in quale direzione bisogna spingere per rendere più agevole la fuoriuscita della barretta. Resta comunque il fatto che per eseguire correttamente l’operazione è indispensabile avere una punta cilindrica sottile con la quale spingere sulla barretta. E consigliabile lavorare su un banchetto da orologiaio perché la posizione abbassata rispetto al piano di lavoro, con i gomiti appoggiati relativamente in alto, consente di avere un maggiore controllo dei movimenti, riduce la fatica e rende più ferme le mani. Per ogni tecnico un buon banchetto da orologiaio è il primo, essenziale strumento di lavoro.

Negli orologi più costosi i bracciali hanno però una complessità maggiore. Se lo spessore lo permette, le maglie sono tenute insieme da una barretta con la parte terminale filettata; in tal modo vi si potrà avvitare un bullone a testa rotonda, di solito avendo cura di fissare il tutto con una minuscola goccia di collante, per evitare che il bullone si sviti con il continuo movimento delle maglie. Ciò comporta, oltre a quanto già detto, la necessità di un giravite specifico (il problema è sempre quello di non graffiare la parte esterna delle maglie) e di dosare correttamente la quantità di collante necessaria. Mica facile.

E poi ci sono i bracciali realizzati con metalli diversi, come nel caso del Bulgari Finissimo Automatico protagonista delle nostre foto. La maglia (maledettamente sottile, manco a dirlo) è in titanio e la barretta, come sempre, in acciaio: creare frizione fra metalli diversi (vale anche per i bracciali in oro oppure acciaio e oro) vuol sempre dire che il meno duro dei due nel tempo cede e si consuma. E il bracciale diventerà fastidiosamente “slabbrato” e tintinnante, cosa che ogni marchio di qualità vuol evitare: il feeling, la sensazione di solidità è importante. Né troppo morbido né troppo duro, almeno dopo qualche tempo d’uso.  Alcune marche realizzano bracciali che hanno bisogno di una sorta di “rodaggio”: sembrano poco pieghevoli all’inizio, ma dopo qualche mese sono perfetti e sostanzialmente tali resteranno.

Un esempio classico è il bracciale del Royal Oak di Audemars Piguet, e un esempio più recente è quello degli Octo di Bulgari, come il Finissimo in titanio – appunto. In questo caso l’ulteriore complicazione nasce dal fatto che nella parte centrale di ogni maglia viene alloggiato un tubicino d’acciaio, all’interno del quale deve scorrere (inizialmente a fatica) la barretta. Nello smontare e rimontare le maglie, quindi, bisognerà tener conto anche di questa costosa (ma qualitativamente qualificante) particolarità, per evitare che la barretta si pieghi disastrosamente quando la maglia viene rimontata.

E ora venitemi a dire: “E che ci vuole?” Ci vogliono – se si vuole un lavoro ben fatto – competenza, esperienza, gli attrezzi giusti e molta pazienza.