Il logo è di nuovo di moda. Pensavamo fosse finito nel dimenticatoio, fra le tendenze out degli anni Novanta, insieme alle spalline imbottite degli Ottanta e alle chiome afro dei Settanta. E invece no. Eccolo ancora qui, più vistoso che mai, ostentato senza ritegno nelle sue tante declinazioni: simboli, scritte, monogrammi, immagini iconiche…
Un segno identificativo subito riconoscibile, in particolare agli occhi allenati dei fashionisti di ogni età (e soprattutto dei Rich Kids, veri o presunti). Che diventa quindi tratto irrinunciabile come dimostrazione di stile e possibilità. Uno “statement”, come si dice oggi (un tempo si sarebbe detto “status symbol”). Un mezzo per esprimere l’appartenenza a una “fashion community”, quelle tribù di appassionati che si incontrano soprattutto in Rete.
Protagonista sulle passerelle come per le strade, insomma, il logo torna – anche rielaborato, reinventato, opportunamente modernizzato – in griffatissimi total look: dal cappotto alla camicia, dalle scarpe alla borsa, fino all’orologio, naturalmente. Sì, perché l’orologio è un dettaglio essenziale, una cartina tornasole dei gusti di ognuno e un elemento imprescindibile nelle collezioni dei fashion brand. Che quindi non possono esimersi dallo stampigliare il proprio logo sul quadrante (ma anche sul cinturino), con il ricorso a lettere cubitali, dimensioni macro, colori fluo.
Tutto è lecito pur di renderlo non solo visibile a distanza, ma il più possibile appariscente. Eye-catching, per usare un termine… di moda, appunto.
Un esempio? Il Polo Bear di Ralph Lauren, un’icona del marchio americano (qui se ne può leggere la storia). Che oggi ritorna per festeggiare i 50 anni della maison: impeccabile come sempre, in 4 esemplari in tiratura limitata. Praticamente andati subito esauriti, o quasi.