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Audemars Piguet ad Art Basel: quando l’arte incontra la scienza

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La collisione di particelle subatomiche. I minerali e il paesaggio della Vallée de Joux. Tutto questo e altro ancora nelle installazioni promosse da Audemars Piguet ad Art Basel

Dal 2013 Audemars Piguet è partner di Art Basel. Sostiene quindi le tre maggiori mostre internazionali di arte contemporanea, organizzate nell’arco dell’anno – a Hong Kong in marzo, a Basilea in giugno e a Miami Beach in dicembre. E vi partecipa con un proprio spazio dedicato (la cosiddetta Collector Lounge) e un grande ritorno d’immagine a livello globale. Marketing, certo… Però intanto la Casa di orologeria diventa mecenate: e contribuisce da un lato a promuovere artisti emergenti (o più noti), dall’altro a creare opere d’arte particolarmente complicate che altrimenti non vedrebbero la luce. Come nel caso di Halo: un’installazione che trasforma in esperienza multisensoriale quanto accade in un acceleratore di particelle.

La commissione artistica di Audemars Piguet

Ma andiamo con ordine. Il fulcro dell’attività all’interno della partnership è la Commissione artistica di Audemars Piguet. Ogni anno, cioè, la Maison di Le Brassus seleziona una coppia, formata da un artista e da un curatore, cui commissiona un’opera esclusiva. Concede massima libertà nella scelta e nella trattazione del soggetto, ma chiede di approfondire il legame fra alta orologeria e arte – a partire dai concetti di complessità e di precisione, tipici della costruzione di un orologio, e con l’obiettivo di amplificare la visione personale di ogni artista. Nel processo creativo è lecito il ricorso a qualsiasi studio o tema di meccanica, di tecnologia o di scienza in senso lato: anzi, gli artisti sono invitati ad “allargare i confini del virtuosismo tecnico e dell’ingegno scientifico”. Mentre Audemars Piguet, da parte sua, si impegna a finanziare l’intera opera e a trovare le maestranze specializzate in grado di realizzarla.

Per l’edizione 2018 di Art Basel, la Commissione artistica è stata affidata ai Semiconductor e a Mónica Bello. I Semiconductor sono un duo di artisti inglesi, Ruth Jarman e Joe Gerhardt, che investigano il modo in cui gli esseri umani sperimentano la materialità della natura (definizione semplicistica e riduttiva, dettata dall’estrema sintesi qui necessaria). Mónica Bello è invece “art director” del Cern di Ginevra, oltre che critica e storica d’arte: si occupa fra l’altro del programma per artisti residenti del centro scientifico, cui nel 2015 hanno partecipato anche i Semiconductor.

L’opera Halo

Ora la loro collaborazione è sfociata appunto in Halo. Ovvero un’interpretazione artistica dell’esperimento Atlas, uno dei sei avanzatissimi rivelatori di particelle del Cern, costruiti per il Large Hadron Collider, il più grande e potente acceleratore di particelle mai realizzato (per intenderci, quello in cui ha lavorato anche “la nostra” Fabiola Gianotti). Halo è stata inaugurata appunto da Audemars Piguet ad Art Basel 2018.

In pratica, un’installazione visiva e acustica – definita “immersiva” nel comunicato ufficiale -, ispirata dai dati scientifici grezzi dei laboratori ginevrini, qui rielaborati in chiave emozionale. Si tratta infatti di una struttura cilindrica di grandi dimensioni (10 metri di diametro per 4 di altezza), delimitata da corde di pianoforte disposte in verticale e circondata da uno schermo a 360°. Lo spettatore, che si siede all’interno, osserva sullo schermo le caleidoscopiche proiezioni delle collisioni di particelle subatomiche, opportunamente rallentate per essere colte dall’occhio umano.

A ogni collisione una serie di martelletti va a colpire le corde metalliche – il tutto ovviamente è governato da un computer – e provoca quindi un suono specifico in cui ci si trova immersi. Il risultato è una melodia inaudita, in senso letterale, una vibrazione avvolgente ed estremamente suggestiva. Inutile dire che l’idea del tempo scandito da rintocchi sonori ha avuto origine durante la visita dei Semiconductor alla Manifattura: dove gli artisti hanno potuto scoprire i segreti degli esemplari a ripetizione o a suoneria, in cui però i dispositivi tendono all’infinitamente piccolo.

Altri progetti di Audemars Piguet ad Art Basel

Proprio i valori e la sede della Manifattura sono al centro di altri progetti artistici, sempre sviluppati per il salone d’arte di Basilea. In scala ridotta rispetto ai lavori della Commissione, prendono spunto dalla storia, dalla cultura e dalla posizione geografica dell’azienda.

Come Foundations di Sebastian Errazuriz. Centinaia di rocce sospese, prodotte con stampanti in 3D, scansionate e modellate a mano, che evocano il minerale ferroso, materia prima per la produzione dell’acciaio e risorsa naturale dell’orologeria. In moto continuo e sincronizzato, rendono omaggio alla maestria raggiunta nella lavorazione del ferro dagli artigiani della Vallée de Joux, tra le montagne del Giura svizzero, dove si trova appunto la sede della Maison. L’installazione porta a termine la trilogia di lounge concept firmata dall’artista/designer di origini cilene ma residente a New York. Progettata appositamente per le tre esposizioni annuali di Audemars Piguet ad Art Basel, e svelata ad Art Basel Hong Kong, segue le precedenti dedicate al ghiaccio e al legno.

All’interno della lounge trovano poi una naturale collocazione anche le immagini di Quayola. Artista visivo nato in Italia ma londinese d’adozione, collaboratore di Audemars Piguet dal 2012, si serve delle nuove tecnologie informatiche per creare inedite opere fotografiche. Il suo ultimo lavoro, qui esposto, s’intitola Remains: Vallée de Joux e trasporta virtualmente l’osservatore nel paesaggio della valle giurassiana. Presentato ad Art Basel Hong Kong, è in continuo divenire: e si concluderà all’esposizione di Miami, dove sarà rivelato Promenade, un dittico video realizzato con l’utilizzo di droni e scansioni ad alta risoluzione. A sottolineare l’importanza della ricerca tecnologica e della precisione in orologeria.